Mosca 1962 (da “Poesie dall’esilio” di Nazim Hikmet)

Ti sei stancata di portare il mio peso
ti sei stancata delle mie mani
dei miei occhi della mia ombra
dei miei tradimenti

le mie parole erano incendi
le mie parole erano pozzi profondi
le mie parole erano stanchezza, noia serale

un giorno improvvisamente
sentirai dentro di te
il peso dei miei passi
che si allontanano esitando

quel peso sarà quello più grave.

Berlino 1961 (da “Poesie dall’esilio” di Nazim Hikmet)

Ciò che ho scritto di noi è tutta una bugia
è la mia nostalgia
cresciuta sul ramo inaccessibile
è la mia sete
tirata su dal pozzo dei miei sogni
è il disegno
tracciato su un raggio di sole

ciò che ho scritto di noi è tutta verità
è la tua grazia
cesta colma di frutti rovesciata sull’erba
è la tua assenza
quando divento l’ultima luce all’ultimo angolo della via
è la mia gelosia
quando corro di notte fra i treni con gli occhi bendati
è la mia felicità
fiume soleggiato che irrompe sulle dighe

ciò che ho scritto di noi è tutta una bugia
ciò che ho scritto di noi è tutta verità.

Arrivederci fratello mare (da “Poesie dall’esilio” di Nazim Hikmet)

Ed ecco ce ne andiamo come siamo venuti
arrivederci fratello mare
mi porto un po’ della tua ghiaia
un po’ del tuo sale azzurro
un po’ della tua infinità
e un pochino della tua luce
e della tua infelicità.
Ci hai saputo dir molte cose
sul tuo destino di mare
eccoci con un po’ più di speranza
eccoci con un po’ più di saggezza
e ce ne andiamo come siamo venuti
arrivederci fratello mare.

Varna, 1951